Durante il lavoro di animazione più volte abbiamo sentito questa espressione da parte dei genitori per giustificare il comportamento del proprio figlio e più volte a noi animatori questa frase non quadra. Anzi, proprio perché sono bambini occorre un'attenzione particolare affinché il bambino possa esprimersi ponendo dei confini ragionevoli e guidando il bambino nelle sue azioni.
A tal riguardo vorrei proporre un articolo di Daniela Scandurra, pedagogista montessoriana.
Se c’è un aspetto della pedagogia montessoriana maggiormente frainteso e intorno a cui è stato costruito un grande pregiudizio, si tratta sicuramente del tema dell’autonomia del bambino.Un tema molto controverso perché tira in ballo argomenti “scottanti” come quello della libertà e della libera scelta, a loro volta usati impropriamente per delineare un’immagine di bambino lasciato a se stesso, libero da ogni regola, che si comporta in maniera selvaggia, con accanto un adulto che si lascia continuamente tiranneggiare dalle sue sfide.
La stessa Montessori ci mette in guardia rispetto a questa bizzarra idea di libertà:
“Vi sono anche dei bambini che nessuno riesce mai ad accontentare: sono sempre inquieti, sempre per terra; non si vogliono mai lavare, e i loro genitori li lasciano fare e non intervengono mai. «Come sono buoni e pazienti!» si dice di solito di quelle persone che sopportano dei bambini simili da mattina a sera. Ma è vera bontà questa? Quale idea falsa della bontà! La vera bontà non consiste nel sopportare ogni aberrazione, ma nel cercare i mezzi per evitarla; consiste in ogni atto che dia al bambino la possibilità di vivere con naturalezza (…). Dare al bambino ciò che gli occorre per vivere; (…) questa è bontà, questa è misericordia”.
Ancora oggi tanti adulti, persino tra coloro che si “professano” montessoriani, credono che la libertà promossa da Montessori sia un invito al non intervento, al lasciare fare arbitrariamente: “MA TANTO SONO BAMBINI, COSA VUOI CHE CAPISCANO!”.
Così, permettiamo che, sin da piccoli, si esprimano a suon di parolacce o che alzino le mani sugli amichetti senza che facciamo niente per aiutarli a comprendere che si, è importante esprimere la propria rabbia, ma questa non deve diventare distruttiva nè per sé nè per gli altri.
Per Maria Montessori educare non significa tirar su piccoli tiranni!
L’adulto deve sapere porre, con fermezza ma senza durezza, dei confini ragionevoli.
“Quando perciò parliamo di «libertà» del piccolo bambino non intendiamo di considerare le azioni esterne disordinate che i bambini abbandonati a sé stessi compirebbero come sfogo di un’attività senza scopo, ma diamo alla parola il senso profondo di «liberazione» della sua vita da ostacoli che ne impediscono il normale sviluppo” (Montessori).
È chiaro!
Maria Montessori non promuove uno stile educativo permissivo che lascia ai bambini fare ciò che vogliono, senza vincoli nè regole.
Se nella nostra relazione con i bambini facciamo uso del “fai come ti pare”, e il fare da sé viene deciso troppo presto, possediamo un’idea malsana del concetto di libertà che con questi presupposti diventa ANGOSCIA, ABBANDONO.
Come nel caso in cui lasciamo un piccolo di appena 5/6 mesi in culla con il biberon perchè mangi da solo, oppure quando, a nostro figlio di 3/4 anni (se non prima), mettiamo in mano un tablet perché in pizzeria rimanga quieto e non ci disturbi.
No, questa non è libertà.
Pensare “ma tanto sono bambini!”, permettendo che i nostri figli facciano tutto quello che vogliono e spingendoli a “cavarsela” da soli prima del tempo, significa evitare di educarli al senso di responsabilità, preparare la strada per la loro infelicità.
Vuol dire rinunciare ad offrire loro la mano per accompagnarli nella crescita, senza rallentare quando si dovrebbe stare al passo, né tantomeno accelerare quando, come e dove capita.
Stiamo attenti a non commettere l’errore della maestra a cui la stessa Montessori si trova a “suggerire” di lasciare andare i bambini della classe a saltare in giardino, perché talmente disorganizzati da usare male tutto il materiale. La maestra aveva scambiato l’assenza di regole per indipendenza, non aveva compreso che i bambini pur avendo bisogno di ampi margini di libertà per fare esperienza di vera autonomia, hanno la necessità di ricevere confini chiari, coerenti, sostenibili.
Comments